Per quanto razionale possa sembrare Marion, sia nel suo lavoro di pilota che nella sua vita privata, abbandonerà presto questo ruolo dopo l’incontro con Saran, un gigolò che conosce sulla costa turca e con il quale finirà per contrarre un matrimonio fittizio per permettergli di ottenere la cittadinanza tedesca. Ciò che inizia come una sorta di trattativa diventa presto una storia d’amore e d’identità carica di emozioni, all’intersezione tra due culture.

Marion ha il controllo dei grandi aerei che pilota tanto quanto della sua vita privata; almeno così sembra, finché non le viene diagnosticato un cancro. Senza informare il suo compagno Raphael, questa donna apparentemente razionale si reca sulla costa turca, dove incontra Baran, un gigolò molto più giovane di lei. Di fronte alla sua richiesta di contrarre un matrimonio fittizio per permettergli di ottenere la cittadinanza tedesca, lei accetta senza ulteriori indugi.

“Conta quanto detto”, è la frase che viene pronunciata durante il matrimonio – una cerimonia piuttosto distaccata, senza neanche il bisogno di una firma o di testimoni; e quello che inizia come una sorta di scambio, si trasforma rapidamente in una storia ricca di emozioni sull’amore, l’identità e l’integrazione nell’interfaccia tra due culture nella vita quotidiana tedesca.

Con una rosa di personaggi particolarmente complessi, per i quali aveva a disposizione un ensemble straordinariamente armonico, il regista Ilker Çatak sviluppa un dramma sociale e sentimentale che, incidentalmente, solleva importanti questioni sulla politica migratoria e sui ruoli di genere.